Le tue gambe sono macchiate e rovinate da vene sporgenti, rigonfie, spesso dal colorito rossastro o violaceo, che deturpano non solo la tua bellezza, ma che a volte ti causano bruciore, pesantezza, prurito?
Le vene cosiddette varicose, chiamate anche varici, sono la manifestazione sintomatica di un problema a monte, che in Medicina viene chiamato insufficienza venosa cronica.
Un tempo, le varici erano un problema essenzialmente irrisolvibile, ma ora, fortunatamente, la moderna Medicina ha messo a punto da molti anni efficaci protocolli, sia medici che chirurgici, per risolvere il problema delle vene malate e, spesso, fastidiose non solo da un punto di vista estetico ma anche funzionale.
Leggi questa pagina per sapere cosa sono le vene varicose, da cosa originano e, soprattutto, quello che può essere fatto per curarle definitivamente.
Cosa sono le vene?
vena sana (a sinistra) e vena malata
Le vene, o vasi venosi, sono i vasi del complesso sistema circolatorio umano che hanno il compito di recuperare il sangue refluo dalle periferie del corpo e riportarlo verso il cuore, chiudendo dunque la circolazione iniziata con il flusso arterioso.
Vene ed arterie, cioè i vasi che invece trasportano dal cuore verso le periferie il sangue ossigenato e carico di nutrienti, compongono un sistema circolatorio chiuso, che permette al nostro organismo, così come a quello degli altri mammiferi e di molti altri animali, il nutrimento regolare delle cellule con il giusto apporto d'ossigeno, e dunque la sopravvivenza.
Il cuore è il motore di tutta la circolazione ematica, nonché vera e propria ‘pompa’ che permette l’invio del sangue a tutto il corpo: con le sue contrazioni regolari, il muscolo cardiaco invia il sangue ossigenato all’aorta che poi, successivamente, si diramerà in tante altre arterie, principali e secondarie, che a loro volta invieranno il sangue a vasi arteriosi sempre più piccoli, in modo da diffondere capillarmente il nutrimento e l’ossigeno ad ogni cellula del corpo.
Proprio da queste parti periferiche originano le vene che, con un percorso praticamente inverso rispetto alle arterie, raccolgono il sangue refluo, cioè ormai privato di ossigeno e nutrienti, nei piccoli capillari venosi, che si uniranno poi in vene sempre più grandi, fino a confluire nelle vene femorali, nelle vene iliache, nella grande vena cava, nelle giugulari e nelle vene succlavie, che a loro volta ritorneranno al cuore, per ricominciare di nuovo il circolo.
Al contrario del sistema arterioso, il sistema venoso è composto dal sistema venoso superficiale, formato dalle vene che passano sopra la fascia muscolare, e il sistema venoso profondo, formato dai grandi vasi che invece passano dentro il muscolo.
I due sistemi sono stati pensati dall’evoluzione per massimizzare l’efficienza del drenaggio del sangue refluo sfruttando diversi stratagemmi, tra cui la camminata e la pompa muscolare garantita dal meccanismo del passo nonché, ad esempio, anche la respirazione con la contrazione del diaframma.
Sistema venoso superficiale e sistema venoso profondo sono uniti da una rete di vene definite perforanti, che portano il sangue delle vene superficiali a quelle profonde.
Cosa sono le varici?
Le varici, chiamate anche vene varicose, sono delle ectasie patologiche delle vene: delle ectasie (deformazioni) del tessuto interno delle vene (endotelio), che distorcono la naturale forma essenzialmente tubolare e diritta del vaso per farlo divenire contorto, rigonfio ed aggrovigliato.
Le varici sono la manifestazione sintomatica di quella che, in Medicina, viene chiamata insufficienza venosa cronica: una patologia molto probabilmente dovuta all’eredità genetica, che comporta una scarsa qualità dei tessuti dell’endotelio delle vene, a sua volta dovuta ad una scarsa quantità di collagene ed elastina, cioè le indispensabili proteine che rendono elastici e ben adesi tutti i tessuti del nostro corpo.
Senza il giusto apporto di collagene e in seguito a diversi fattori scatenanti e predisponenti, l’endotelio delle vene può deformarsi, danneggiando dunque anche le valvole a nido di rondine, interne ai vasi, che impediscono al sangue refluo di tornare all’indietro.
Senza più la chiusura assicurata dalle valvole, il sangue dunque torna indietro per forza di gravità , ristagnando e ‘gonfiando’ dunque la vena, che diviene una varice.
Ovviamente, l’insufficienza venosa cronica non fa ereditare direttamente le varici, ma la qualità del tessuto dell’endotelio che poi, sotto diversi stimoli, potrà danneggiarsi e portare alle vene varicose.
Una vena malata, quindi ormai dilatata e deformata, si definisce in ambito medico ‘incontinente’.
Spesso, in anamnesi, il Medico Angiologo domanda al paziente se, in famiglia, sono noti casi di varici oppure emorroidi.
La domanda non è campata in aria, poiché l'insufficienza venosa cronica, spesso e volentieri, è una patologia ereditata geneticamente.
Ovviamente, non si ereditano le varici, bensì la qualità dei tessuti interni delle vene, che possono risultare dunque meno elastici e meno ricchi di collagene della norma, più propensi quindi a deformarsi ed ammalarsi.
Perché le vene si deformano?
La causa reale della deformazione e della dilatazione delle vene, dunque l’origine dell’insufficienza venosa cronica, non è ancora nota con chiarezza alla scienza.
Tuttavia, nel corso degli anni si sono ipotizzate due teorie, non necessariamente in contrasto tra di loro:
- La teoria emodinamica, che vuole le varici come diretta conseguenza dell’incontinenza primaria delle valvole interne dell’endotelio;
- La teoria parietale, che vuole le varici come conseguenza del decadimento del tono del tessuto muscolare liscio che forma l’endotelio, a sua volta dovuto alla carenza di collagene ed elastina ereditata geneticamente dagli ascendenti.
A queste due teorie principali si sommano poi una serie di fattori di rischio, cioè quelle condizioni che, sempre su predisposizione genetica, possono far iniziare la dilatazione delle vene.
Tali fattori, noti ormai alla Medicina da molti anni, sono:
- La familiarità , cioè l’ereditarietà genetica che a sua volta definisce la qualità dei tessuti dell’endotelio venoso, se più o meno elastici e ricchi di collagene ed elastina;
- Il genere sessuale, poiché le varici si verificano con maggiore frequenza nelle donne;
- L’obesità , poiché un peso eccessivo, giocoforza, ricade inevitabilmente verso la parte bassa del corpo, aumentando lo stress meccanico e dunque peggiorando la circolazione venosa dai piedi verso il cuore;
- La postura, poiché l’insorgenza delle varici, sempre per via della costante attrazione gravitazionale, si manifestano più frequentemente nelle persone che passano molte ore in piedi ed in posizione ferma (ortostatica);
- La gravidanza, poiché similmente all’obesità , la pressione del feto e del suo liquido amniotico grava di molto sulla circolazione degli arti inferiori, spesso congestionandola e rallentandola, aumentando dunque il rischio di ectasie;
- Il parto naturale, poiché lo sforzo della donna durante il puerperio può deformare permanentemente le vene della parte inferiore del corpo, per via dell’alto stress meccanico che, necessariamente, è richiesto per dare alla luce il bimbo
Per via della naturale attrazione gravitazionale, che attira ogni corpo dotato di massa verso il centro del pianeta, le varici si focalizzano quasi esclusivamente agli arti inferiori, dove grava il maggior peso della circolazione del corpo, e da dove è più energeticamente dispendioso far risalire il sangue refluo verso il cuore.
Quanti tipi di varici esistono?
piccole varici superficiali e teleangectasie
Sebbene la causa della deformazione delle vene sia comune, cioè l’insufficienza venosa cronica, a livello fisiopatologico esistono diverse tipologie di varici:
- Le varici tronculari, generate dall’incontinenza delle vene grandi safene;
- Le varici reticolari, causate dall’incontinenza dei rami collaterali delle grandi vene safene;
- Le varici safeniche, cioè delle vene che si riversano nelle grandi vene safeniche;
- Le varici extrasafeniche, localizzate ben al di fuori del territorio anatomico percorso dalle vene grandi safene;
- Le teleangectasie, chiamate anche microvarici, che interessano esclusivamente il micro-circolo superficiale del corpo, cioè delle venule che irradiano essenzialmente il derma
marcatura di grande varice collaterale della vena safena
A livello invece eziologico, possiamo dividere le varici in due categorie:
- Le varici primitive, a volte chiamate essenziali, causate da alterazione costituzionale dell’endotelio delle vene e delle sue valvole;
- Le varici secondarie, conseguenza di un episodio trombotico di importante entità al sistema venoso profondo, che ha causato un ritorno del sangue al sistema venoso superficiale, deformandolo e dilatandolo.
A prescindere dalla natura fisiopatologica oppure eziologica delle varici, esse sono comunque una deformazione irreversibile della vena, che il corpo non è capace di guarire.
Il danno dell’endotelio è dunque permanente e, allo stato attuale della Medicina, non esiste alcun farmaco o protocollo chirurgico capace di riportare la vena malata ad uno stato di normalità precedente alla sua deformazione in varice.
Quali sono i sintomi delle vene varicose?
I sintomi delle varici possono variare molto, a seconda del loro livello di gravità e, in sostanza, del reflusso di sangue che causano, e che deforma la vena stessa.
Proprio per l’ampia gamma di sintomi che può dare l’insufficienza venosa cronica (da semplice fastidio estetico a pericolose ulcerazioni, dalla guarigione molto difficile), l’American Venous Forum ha stabilito, tempo fa, uno standard di valutazione della gravità delle varici, basato su quattro parametri:
- C, ovverosia la classe clinica: i sintomi oggettivi che il Medico può valutare durante la visita angiologica;
- E, l’origine delle varici;
- A, l’anatomia: come le vene varicose sono deformate e dove sono distribuite;
- P, cioè la fisiopatologia: se le varici sono causate ad esempio da reflusso od ostruzione.
La classe di valutazione CEAP, oltre che un’ottima guida per i Medici, che permette loro di scambiarsi subito informazioni precise e chiare sulla condizione del paziente, permette anche al paziente di capire con facilità il suo stato clinico, poiché a tale classe corrisponde una ben identificata sintomatologia.
La classificazione CEAP è composta da sette classi, dalla gravità crescente.
Al crescere della classe, corrisponde dunque una maggiore e più complessa sintomatologia.
Le sette classi CEAP sono:
- Classe C0, assenza di varici o teleangectasie (paziente non patologico, nessun sintomo evidente, nessuna condizione patologica del sistema circolatorio venoso);
- Classe C1, insufficienza venosa del microcircolo: stato comune a molte donne (specie se già partorienti), si manifesta con piccoli capillari, teleangectasie e vene reticolari, tutte superficiali;
- Classe C2, vene varicose ben evidenti, con diametro superiore ai 3mm, spesso dovute all’incontinenza della vena grande safena;
- Classe C3, vene varicose con edema e gonfiore associato.
La gamba affetta dalle varici viene percepita più pesante, sempre affaticata, visibilmente più gonfia attorno alla zona delle vene varicose;
- Classe C4, vene varicose con edema, gonfiore e alterazione permanente del colorito della pelle, che da rosato diviene brunastro, congesto, a volte quasi bruno. Può comparire prurito, bruciore e, ovviamente, tutti i sintomi della classe C3, dunque pesantezza e gonfiore;
- Classe C5, alle vene varicose spesso enormi e ben evidenti anche ad occhio non clinico si associano tutti i sintomi della classe C4 più la presenza di ulcerazioni che guariscono molto lentamente, o che non guariscono affatto;
- Classe C6, la classe in assoluto più complicata, si differenzia dalla C5 poiché le ulcere, se guarite, recidivano e creano dunque perenni situazioni di lesioni croniche
Ovviamente, come del resto per altre patologie, la classificazione CEAP dà una linea generale chiara per il Medico e per lo scambio di informazioni cliniche, ma non deve essere pensata come ‘a compartimenti stagni’.
Ciò vuol dire che il paziente può presentare sintomatologia sfumata, a metà strada tra una classe e l’altra.
La Medicina ha più volte provato, nel corso degli ultimi decenni, a trovare soluzioni alternative per le varici, che non siano la loro rimozione o chiusura definitiva.
Tutte le terapie proposte e sperimentate, purtroppo, si sono rivelate poco efficaci, inutili o addirittura peggiorative (come ad esempio, la cosiddetta TRAP).
Quindi, allo stato attuale della Medicina, l'unica terapia che dà veramente vantaggi e risolve i problemi dei pazienti è quella radicale, che comporta la rimozione o meglio la chiusura della vena malata.
Le nuove tecniche termoablative oppure la nuova scleromousse stabilizzata garantiscono risultati eccellenti, veloci e dal tempo di recupero pressoché istantaneo, e hanno sicuramente rivoluzionato l'approccio terapeutico alle varici.
Come si diagnosticano le vene varicose?
La diagnosi delle varici richiede una visita specialistica di Angiologia, effettuata da un Chirurgo Vascolare, nonché un esame ecografico noto come EcoColorDoppler.
Vene varicose superficiali, sia teleangectasie che vene di grosso diametro, sono generalmente ben visibili al Medico già in fase clinica, ma comunque è necessario sempre indagare sulla loro origine mediante l’esame ecografico.
Spesso difatti, varici superficiali sono la conseguenza di un’incontinenza ad una vena non immediatamente visibile, come la vena grande safena, oppure di una sua vena collaterale.
Solo l’esame ecografico, effettuato velocemente e senza dolore grazie alla tecnologia Doppler, può stabilire con certezza l’incontinenza delle varici e, soprattutto, l’origine dell’eventuale danneggiamento della vena colonnare che ha generato, a sua volta, la varicosità evidente.
L’esame EcoColorDoppler completa la visita angiologica ed è effettuato, solitamente, direttamente dal Medico in ambulatorio.
Essendo un esame per immagini a refertazione immediata, il paziente può subito saperne l’esito, venendo dunque a conoscenza dell’origine esatta delle varici.
Come si possono curare le vene varicose?
Allo stato attuale della Medicina, una volta avvenuta la deformazione dell’endotelio delle vene e il danneggiamento delle valvole a nido di rondine che impediscono il reflusso del sangue venoso, è impossibile riportare il vaso ad una condizione di normalità .
Nondimeno, anche la capacità rigenerativa del corpo, seppur notoriamente elevata nella nostra specie, non riesce a ripristinare una normalità dei tessuti venosi malati, e questo dunque rende l’insufficienza venosa una patologia cronica e peggiorativa nel tempo.
Le varici dunque devono essere eliminate asportando o distruggendo la vena malata, con una procedura a volte medica, a volte chirurgica.
Premesso ciò, le attuali terapie per curare le vene varicose possono essere di due tipi:
- Terapie conservative, che hanno lo scopo di fermare o rallentare il degrado dei tessuti malati delle vene, utilizzando adeguati presidi medici noti come calze elastiche;
- Terapie risolutive, che hanno lo scopo di asportare o distruggere dall’interno la vena o le vene malate
La terapia conservativa, come è facile intuire, non è una terapia curativa: l’uso dei tutori elastici, di solito prescritto o allo stadio iniziale della patologia venosa oppure nell’attesa di un intervento chirurgico, mira solo a ridurre la sintomatologia e rallentare il peggioramento della condizione clinica.
La terapia risolutiva invece, che può essere medica o chirurgica, come il nome lascia intendere mira a curare del tutto l’origine del problema, rimuovendo la vena malata.
Datosi che il sistema venoso superficiale, dove si concentra la maggior parte dei problemi di varici, è un reticolo estremamente fitto e ramificato, anche asportando o comunque chiudendo una o più vene il torrente ematico si riorganizza facilmente, trovando vie alternative.
Se la varice affligge invece il sistema venoso profondo, come ad esempio nel caso di un evento post-trombotico, l’esperienza internazionale indica che esso va combattuto con l’uso dei tutori elastici, che diviene obbligatorio e permanente.
In tal caso, l’intervento chirurgico, che spesso comporta molti più rischi che benefici, è adottato solo come extrema ratio, e in casi altamente selezionati.
Come si può asportare o chiudere una vena malata?
scleromousse al polidocanolo
Attualmente, il progresso medico e tecnologico permette di risolvere pressoché qualsiasi situazione di incontinenza venosa, sia con procedimenti medici che chirurgici.
L’obiettivo di qualsiasi intervento è quello di rimuovere la vena malata senza però creare al paziente inutili dolori post-operatori e permettergli dunque una guarigione agevole e un rapido ritorno alla vita di tutti i giorni.
I trattamenti dunque disponibili sul mercato attualmente consistono in:
Stripping (obsoleto, ma ancora talvolta praticato)
La vena malata, solitamente la vena grande safena, viene legata a monte per mezzo di un piccolo sondino, e poi rimossa per ‘strappatura’ (da cui il nome inglese stripping).
È un intervento cruento, invasivo e molto doloroso nel post-operatorio, dai lunghi tempi di recupero e che è ormai sostanzialmente inutilizzato, a vantaggio invece delle moderne tecniche termoablative oppure sclerosanti;
CHIVA
La vena malata, solitamente la vena grande safena, viene legata in specifici punti, essenzialmente alla giuntura delle sue vene collaterali.
Il principio di funzionamento è che le vene collaterali possono farsi carico, grazie alla legatura, del flusso sanguigno della vena malata, che non viene dunque asportata, ma ne viene solo 'deviato' il flusso.
Si tratta di una tecnica di origine francese, molto in voga negli anni '80 ed inizio '90, ma che l'esperienza clinica ha poi decretato molto più convincente nella teoria che nella pratica: gran parte dei pazienti operati, difatti, è spesso soggetto a recidive.
Anche questa tecnica, con l'avvento delle terapie termoablative, è caduta pian piano in disuso;
Termoablazione laser o radiofrequenza
Nella vena malata viene introdotto, mediante una piccolissima incisione, un sottile sondino dotato di un diodo laser oppure un microscopico bipolo a radiofrequenza.
Il calore sprigionato dal diodo laser o dal bipolo a radiofrequenza, dosato per tutta la lunghezza del vaso dal Medico, chiude la vena definitivamente, evitando dunque la sua asportazione fisica.
Eventuali varici collaterali, spesso frutto dell’incontinenza della vena trattata, sono poi agevolmente rimosse con piccolissime incisioni.
Non essendoci in pratica nessun atto cruento, ma solo incisioni davvero piccine, la guarigione è velocissima: il paziente può tornare subito a casa dopo l’intervento, e la ripresa dell’attività lavorativa può anche avvenire il giorno dopo.
La guarigione definitiva avviene dopo poche settimane, nelle quali comunque, indossando l’opportuna calza elastica, il paziente può fare sostanzialmente di tutto.
Questa procedura, disponibile ormai da oltre vent’anni, ha soppiantato quasi del tutto le tecniche di stripping e CHIVA, ed è attualmente il metodo d’elezione per risolvere, ad esempio, incontinenza della vena grande safena oppure delle sue vene collaterali;
Scleromousse stabilizzata ad aria sterilizzata
Nella vena malata viene introdotta una mousse resa chimicamente stabile, formata da un derivato dell’alcool, il polidocanolo, miscelato in sospensione ad aria sterilizzata mediante un apposito filtro.
La mousse, inoculata nella vena malata, chimicamente provoca una sclerosi dell’endotelio, con una sua repentina chiusura.
Il risultato è quindi simile a quello ottenuto mediante la termoablazione laser o radiofrequenza.
La scleromousse può essere eseguita anche ambulatorialmente, e il Medico può avvalersi, durante la somministrazione, anche dell’eventuale eco-guida.
Non essendoci nessun tipo di incisione, l’intervento ha una dimissione immediata del paziente, e la guarigione avviene, similmente alla terapia termoablativa, nel corso delle settimane successive.
Settimane in cui il paziente, sempre indossando l’adeguata calza elastica, potrà effettuare pressoché qualsiasi tipo di attività quotidiana o lavorativa;
Scleroterapia
Terapia similare alla scleromousse, ma in questo caso il farmaco sclerosante, sempre a base di polidocanolo, viene iniettato non in mousse, bensì liquido.
È una tecnica che non è indicata per le vene di grandi dimensioni, trattate piuttosto con la scleromousse oppure con la termoablazione, ma che risulta eccezionale per i piccoli vasi superficiali, come ad esempio i capillari e le teleangectasie.
Il trattamento è assolutamente indolore, ambulatoriale e risulta perfetto per eliminare le piccole vene di gambe e cosce, frutto dell’insufficienza del microcircolo superficiale e che risultano, specie per le donne, in un problema estetico;
Lancia al plasma
Un sottile ago elettrificato forma un potente arco elettrico tra la punta dell’ago stesso e l’epitelio della cute, vaporizzandolo in un attimo.
Questo metodo risulta estremamente efficace nel trattare, sul momento e con eccellenti risultati, le teleangectasie e i capillari del viso e del collo, compresa la couperose.
Il trattamento viene effettuato in blanda anestesia locale, e permette una dimissione immediata del paziente, che può ritornare subito alle sue attività quotidiane.
La lancia al plasma è un trattamento perfetto per trattare tutti gli inestetismi del micro-circolo superficiale del viso, anche in punti particolarmente di difficile accesso, come naso, zigomi oppure area orbicolare.
La malattia venosa cronica è, per l'appunto, cronica.
Una volta malata, la vena dilatata non riesce più a tornare a dimensione normale e le sue valvole, se danneggiate, non consentono più una chiusura ottimale verso il reflusso sanguigno.
Oltre ad essere cronica, la malattia venosa è anche peggiorativa nel tempo: se non si interviene, la varice diviene sempre più grande, con sempre più reflusso di sangue e una sintomatologia sempre più invalidante per il paziente, fino a portare complicanze davvero severe.
Ad esempio, la formazione di pericolose ulcere venose croniche: delle ferite che non guariscono e che possono mettere addirittura a rischio l'arto del paziente.
A chi bisogna rivolgersi per trattare le vene varicose?
Le varici e l’insufficienza venosa cronica sono patologie che rientrano nella Flebologia, che a sua volta rientra nella Chirurgia Vascolare, cioè quella branca della Medicina che studia e cura tutte le problematiche del complesso sistema vascolare umano.
Lo specialista di riferimento è dunque il Chirurgo Vascolare, comunemente chiamato anche Medico Angiologo.
È dunque a lui che bisogna rivolgersi in caso si notino varici evidenti, teleangectasie, capillari oppure si presuma di avere un’incontinenza, magari non ancora visibile, a qualche vena più in profondità .
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Nessun articolo è stato scritto, anche parzialmente, da un'intelligenza artificiale generativa.
Quindi ricorda che...
- nei mammiferi e in molti altri animali, le cellule dell'organismo sono nutrite ed ossigenate grazie al trasporto ematico, cioè grazie alla circolazione sanguigna;
- il sistema circolatorio umano è composto dal sistema arterioso, il sistema venoso e il sistema linfatico;
- a parte il sistema linfatico, il sistema arterioso e quello venoso formano un circolo chiuso, col cuore come motore centrale;
- le arterie sono i vasi del sistema circolatorio umano che trasportano il sangue ossigenato e carico di nutrienti dal cuore verso le periferie del corpo;
- le vene sono i vasi del sistema circolatorio umano che trasportano il sangue refluo dalle periferie verso il corpo;
- le vene, al contrario delle arterie, non hanno una pompa che rimanda il sangue verso il cuore, ma sfruttano diversi sistemi (tra cui il meccanismo del passo) per 'spremere' il sangue e riportarlo verso il muscolo cardiaco;
- la tonaca interna delle vene, chiamata endotelio, è composta da tante particolari valvole 'a nido di rondine', che impediscono al sangue venoso di tornare indietro verso le periferie;
- l'elasticità delle vene è importante per assicurare la loro integrità e la loro piena funzionalità ;
- la malattia venosa cronica è una patologia, spesso ereditata geneticamente, che predispone le vene alla loro deformazione patologica;
- le cause esatte della malattia venosa cronica non sono ancora note alla scienza, ma si presuppone siano dovute in gran parte all'ereditarietà genetica che a sua volta controlla la quantità di collagene dell'endotelio delle vene;
- la vena ammalata diventa contorta e dilatata, e la deformazione delle valvole interne consente al sangue di tornare indietro, refluendo e dando dunque origine alla varice;
- una vena malata e divenuta una variche si definisce, in ambito medico, incontinente;
- tutte le vene del corpo possono ammalarsi e divenire varici, ma statisticamente le vene superficiali degli arti inferiori, per puri motivi di attrazione gravitazionale, sono quelle più soggette alla malattia venosa cronica;
- la vena grande safena, essendo la colonna principale del sistema venoso superficiale degli arti inferiori, spesso è quella che si ammala, divenendo incontinente;
- l'insufficienza venosa cronica è più comune nelle donne rispetto agli uomini, ma al momento se ne ignora la causa esatta, sebbene molti fattori scatenanti, come il parto o la gravidanza, sono chiari e noti da molti anni;
- una volta ammalata, la vena varicosa non può più guarire e tornare a dimensione normale;
- le vene varicose possono essere trattate con una terapia palliativa, ma non curativa, oppure con una terapia risolutiva, che mira a distruggere, chiudere od asportare la vena malata;
- i trattamenti risolutivi per le varici, tutti ormai mini-invasivi e non dolorosi, permettono un rapido ritorno alla vita di tutti i giorni, spesso con dimissione immediata, oppure eseguiti anche in ambulatorio;
- le tecniche termoablative al laser o alla radiofrequenza hanno di fattoreso obsoleto il vecchio intervento di stripping, che ormai è praticamente stato abbandonato;
- la scleroterapia e la scleromousse sono eccellenti alternative all'atto chirurgico, che possono essere utilizzate sia su vene molto piccole che su vene di grande diametro;
- le piccole vene anti-estetiche del micro-circolo superficiale che divengono varici vengono chiamate teleangectasie;
- le teleangectasie del viso e del collo possono essere facilmente rimosse con il laser a diodi oppure la lancia al plasma;
- il medico specialista nel diagnosticare e trattare le vene varicose è il chirurgo vascolare
Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dalla Dott.ssa Luisella Troyer il giorno:
lunedì 06 novembre, 2023
Lo Studio Medico Salus Mea è uno studio professionale medico gestito dalla Dott.ssa Luisella Troyer, Chirurgo Vascolare e Medico Estetico, con oltre trent'anni di esercizio dell'arte medica.
Lo studio si è perfezionato nella Chirurgia Ricostruttiva ed Estetica, nonché nella Senologia, sperimentando nuovi protocolli ricostruttivi per le pazienti oncologiche, che necessitavano di ricostruzione del seno menomato da un necessario intervento di rimozione tumorale.
L'obiettivo dei Chirurghi dello studio è, da sempre, garantire alle pazienti il minor disagio e fastidio possibile nel post-operatorio, e per questo l'attività clinica si è particolarmente perfezionata nella Chirurgia mini-invasiva, che garantisce eccellenti risultati a fronte di un tempo di recupero veramente contenuto.
La Dott.ssa Luisella Troyer è inoltre uno dei primi Medici italiani ad aver riconosciuto l'esistenza del lipedema, la grave patologia genetica che affligge molte donne, adolescenti ed adulte.
I Chirurghi Plastici dello studio sono quindi esperti nella diagnosi e nella terapia chirurgica del lipedema, e nella Liposuzione a Zone Selettive: un tipo di liposuzione LRS (Lipedema Reduction Surgery) particolarmente indicato per asportare grandi quantità di grasso patologico, pur garantendo alla paziente la sicurezza dell'intervento e un tempo di recupero ridotto.
Quotidianamente, nell'ambulatorio di Milano in Via della Moscova 60, i Chirurghi Plastici dello studio Salus Mea eseguono piccoli interventi chirurgici di asportazione delle cisti (sebacee e tendinee), nonché di eradicazione dei tumori della pelle (basaliomi, spinaliomi e melanomi).
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