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Le emorroidi patologiche - Cause, sintomi e cura

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Le emorroidi patologiche

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Soffri di dolorose emorroidi, che ormai ti tormentano ad ogni ora del giorno e della notte, tanto da impedirti addirittura di vivere una vita normale?

Ogni volta che devi defecare provi bruciore, sanguinamento anale (più o meno copioso), a volte addirittura forte dolore?

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Le emorroidi patologiche sono una delle patologie più diffuse in tutto il mondo, e spesso sono un problema serio, che però i pazienti non trattano nel modo adeguato, rivolgendosi al Medico solo quando la loro condizione è divenuta ormai insostenibile.

Leggi questa pagina per scoprire cos’è il prolasso emorroidario e la malattia emorroidaria, come si diagnostica e quello che può essere fatto per risolverla.

Cosa sono le emorroidi?

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Le emorroidi, o plessi emorroidali, sono dei cuscinetti artero-venosi posizionati all’interno del canale anale.

Queste strutture, soffici e molto elastiche, hanno il compito principale di vascolarizzare adeguatamente il canale anale e, come scopo secondario, quello di aiutare gli sfinteri nella continenza fecale.

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Le emorroidi non sono distintamente vasi arteriosi e non sono neppure vasi venosi: sono plessi cosiddetti ‘anastomizzati’, in cui vene ed arterie si uniscono direttamente senza soluzione di continuità, non passando per la circolazione capillare come invece avviene in tutti gli altri vasi del corpo.

Tutti noi abbiamo tre plessi emorroidali principali (anteriore destro, posteriore destro e laterale sinistro) più altri plessi secondari, più piccoli, posizionati anch’essi verso la fine del canale anale, poco distanti dall’orifizio.

In condizioni di normalità, le emorroidi rimangono ben adese alla mucosa del canale anale e la loro presenza non è dunque neppure percepita.

Solo quando i plessi, per i motivi che andremo a vedere ora, si infiammano e si ingrossano, estraendo dalla loro posizione originale, si parla di ‘patologia emorroidaria’ oppure ‘emorroidi patologiche’.

Consigli Chirurgia Plastica e Medicina Estetica

A meno che non si tratti di fenomeni isolati di origine infiammatoria, scatenati da una condizione sporadica (come un singolo episodio di stipsi o una dissenteria dovuta da un'infezione intestinale), una volta iniziato il prolasso emorroidario è cronico e peggiorativo.

Ciò vuol dire che, nel tempo, per pura forza di gravità le emorroidi tendono a prolassare sempre più verso il basso, gonfiandosi sempre di più e divenendo dunque sempre più grandi, dolorose e invalidanti.

Ecco perché sarebbe opportuno non rimandare molto la visita proctologica, e rivolgersi al Medico Proctologo in tempo, prima di raggiungere situazioni complicate di prolasso grave, che poi risultano molto più dolorose e difficili da trattare.

Cosa s’intende per ‘patologia emorroidaria’?

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Per ‘patologia emorroidaria’ oppure ‘emorroidi patologiche’ s’intende una condizione patologica in cui i plessi emorroidali s’infiammano, congestionano e, a volte, estrudono dalla loro posizione originaria nel canale anale, dando origine ad un vero e proprio cedimento dei tessuti che è, in sostanza, un prolasso verso l’esterno dell’ano.

Si tratta di una condizione estremamente comune nella popolazione umana: l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il prolasso emorroidario è, assieme alla carie dentale, la condizione patologica più comune in tutto il mondo, che colpisce pressoché ogni Paese o condizione sociale.

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La causa principale della patologia emorroidaria è una carenza di adeguata elasticità dei tessuti dei plessi emorroidali che, sfiancandosi per una lunga serie di fattori scatenanti, perdono la loro conformazione anatomica originale e cedono, gonfiandosi sempre più di sangue e prolassando verso il basso per via della forza di gravità.

Questo rigonfiamento dei plessi col loro prolasso, che ha molti punti in comune con le varici che possono manifestarsi nelle vene, in realtà è una delle tante manifestazioni della Malattia Venosa Cronica, cioè la condizione acquisita per via familiare che rende l’endotelio dei vasi venosi meno ricco di collagene, meno elastico e quindi più propenso a sfiancarsi e a deformarsi.

Estrudendo dalla loro posizione originaria nel canale anale, gonfiandosi e congestionandosi, le emorroidi ammalate danno origine a tutta una serie di sintomi ben noti alla Medicina, che rientrano dunque nel complesso della vera e propria patologia emorroidaria.

Perché le emorroidi si ammalano e prolassano?

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Attualmente, la Medicina non ha ancora ben definita la motivazione esatta dell’inizio della patologia emorroidaria, ma essa è comunque considerata una delle tante manifestazioni della Malattia Venosa Cronica.

Difatti, i plessi emorroidali, benché non vene propriamente dette, hanno un tessuto interno (endotelio) praticamente uguale ai vasi venosi, il che le rende essenzialmente comparabili agli stessi.

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La Malattia Venosa Cronica è una condizione genetica, ereditata per via familiare, che predispone allo sfiancamento e alla deformazione dell’endotelio venoso sotto l’azione di fattori cosiddetti scatenanti.

Con a mente ciò, bisogna considerare che al momento esistono due teorie principali che tentano di spiegare l’inizio della patologia emorroidaria:

  • La teoria meccanica, che ipotizza uno sfiancamento dei tessuti per una aumentata pressione intra-addominale (cosa comune, ad esempio, nei pazienti stitici), che risulta altresì peggiorativo con l’aumentare dell’età e della diminuzione del collagene dei tessuti del pavimento pelvico;
  • La teoria emodinamica, che ipotizza lo sfiancamento dei plessi emorroidali per via di un’aumentata pressione sanguigna negli stessi, a sua volta data da particolari situazioni (come ad esempio il parto, la gravidanza e alcuni sforzi fisici)

Val la pena notare che una teoria non esclude l’altra, e che tutte e due potrebbero coesistere per spiegare l’inizio dello sfiancamento dei plessi emorroidali.

Queste due teorie devono essere comunque associate, per spiegare il vero e proprio inizio del prolasso emorroidario, ad una lunga serie di fattori cosiddetti scatenanti, cioè tutti quei fattori, noti ormai da anni, in grado di iniziare il vero e proprio sfiancamento fisico dei plessi.

Essi sono:

  • L’obesità o il sovrappeso;
  • La stitichezza cronica;
  • Una dieta povera di liquidi e fibre, con alvo spesso duro e difficile da espellere;
  • La Sindrome del Colon Irritabile;
  • Le scariche di diarrea periodiche;
  • La gravidanza e il parto;
  • Una condizione di familiarità con la Malattia Venosa Cronica (e le varici);
  • Alcuni sport come il motociclismo, l’equitazione, il sollevamento pesi, ecc.;
  • Alcuni lavori in cui, giocoforza, si deve stare per lunghi periodi in piedi, spesso con poco movimento, come la parrucchiera, l’estetista, l’infermiera, il Chirurgo, la guardia giurata, ecc.

È ovvio ricordare che tutti questi fattori scatenanti possono coesistere tra di loro in varia misura, di fatto aumentando ancora di già il rischio d’inizio del prolasso emorroidario.

Esiste una classificazione per determinare la gravità del prolasso emorroidario?

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Sì, esiste una scala internazionale che misura la gravità del prolasso emorroidario basandosi sul volume dello stesso, con quattro gradi di severità (dal meno importante al più grave):

Emorroidi di I grado

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Le emorroidi sono lievemente estruse, e rimangono ancora completamente nel canale anale.

Si tratta di un grado lieve, spesso dovuto ad un’infiammazione del canale anale dovuta ad episodi sporadici di stipsi, di diarrea, oppure da una proctite o qualche altra infezione ano-rettale.

Questo grado di emorroidi patologiche è invisibile all’esterno, e può essere diagnosticato solo con una proctoscopia.

Se è dipeso da un’infiammazione per un evento sporadico (ad esempio, un’enterocolite, oppure un singolo episodio di stipsi) è un grado reversibile con la giusta terapia medica e dietetica;

Emorroidi di II grado

Le emorroidi estrudono dal canale anale durante l’evacuazione oppure durante alcuni sforzi o sport, per poi rientrare spontaneamente in sede.

Possono esserci piccole perdite ematiche durante l’evacuazione (ematochezia) e le emorroidi possono infiammarsi, dando origine a proctiti ed aniti;

Emorroidi di III grado

Le emorroidi prolassano fuori dal canale anale spontaneamente, ma possono ancora essere riposizionate all’interno con una manovra meccanica.

Datosi che sono spesso all’esterno dell’ano, i plessi possono congestionarsi ed infiammarsi facilmente, oppure anche lesionarsi al passaggio delle feci, dando origine a prurito anale, proctite, ematochezia e, a volte, una vera e propria rettoragia.

Il paziente ha spesso la sensazione di corpo estraneo nell’ano e possono manifestarsi dolorosi trombi emorroidali, causati dalla formazione di un coagulo all’interno dei plessi;

Emorroidi di IV grado

Le emorroidi risultano completamente prolassate fuori dal canale anale, e non più possibile riposizionarle all’interno, neppure con manovra manuale.

Si tratta di un prolasso dunque irriducibile, che spesso causa autentica invalidità quotidiana al paziente, e che è frutto di anni ed anni di lassismo e noncuranza nella cura della patologia emorroidaria.

Consigli Chirurgia Plastica e Medicina Estetica

La Videoproctoscopia Endoscopica Elettronica è l'esame di riferimento utile al Medico Proctologo per indagare con precisione il canale ano-rettale, facendo dunque luce sullo stato effettivo dei plessi emorroidari.

Si tratta di un esame indolore, eseguito senza preparazione e direttamente in ambulatorio, per mezzo di una piccola videocamera agganciata ad uno strumento definito proctoscopio.

Le moderne videocamere riescono a registrare video in alta definizione direttamente a monitor, ingranditi decine di volte, permettendo dunque al Medico una diagnosi perfetta di tutto il canale ano-rettale.

Quali sintomi possono dare le emorroidi patologiche?

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La sintomatologia delle emorroidi può essere molto varia, e generalmente è direttamente proporzionale alla gravità della congestione dei plessi e al loro prolasso.

Emorroidi di basso grado raramente danno sintomi così percettibili, e quando li danno sono più che altro fastidi come prurito anale (dato dall’iper-produzione di muco della mucosa anale), proctiti, aniti, dermatiti peri-anali e piccole perdite di sangue, che spesso vengono notate su carta igienica, feci e water.

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Emorroidi di grado elevato possono divenire invece molto invalidanti, con un’ampia sintomatologia che varia dall’ematochezia o la rettoragia ad ogni evacuazione, bruciore, spesso autentico dolore durante l’atto della defecazione, oppure la formazione di dolorosi trombi emorroidali, riportati spesso come insopportabili e prostranti.

Le perdite di sangue e il bruciore durante l’evacuazione sono comunque i sintomi classici delle emorroidi, che spesso si manifestano anche in gradi relativamente moderati.

Difatti, specie nei pazienti stitici, le feci particolarmente dure (ma anche acidificate, come accade durante gli episodi diarroici) possono lacerare la parete emorroidaria e dunque causare dolore, bruciore e sanguinamento.

L’ematochezia, cioè piccole tracce di sangue su carta igienica e feci, dal colore rosso vivo, spesso mette autentico terrore nel paziente, che pensa subito di essere affetto da qualcosa di più serio a livello intestinale.

La rettoragia, cioè la copiosa perdita di sangue dall’ano, si manifesta invece nei casi solitamente gravi di emorroidi, quando il volume dei plessi è ormai consistente e anche una piccola lacerazione può provocare una vera e propria emorragia che, sovente, richiede immediate cure mediche.

Come si diagnosticano le emorroidi patologiche?

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la videoproctoscopia endoscopica elettronica è l'esame di riferimento per il canale ano-rettale

La diagnosi delle emorroidi patologiche è clinica, e richiede una visita proctologica, completata con una proctoscopia (cioè l’esame del canale ano-rettale) che, in tempi moderni, è effettuata mediante ausilio di una videocamera, prendendo il nome di Videoproctoscopia.

Nella visita clinica, il Medico Proctologo controlla lo stato dell’orifizio anale, controlla il ponzamento del paziente e l’apertura dell’ano e controlla infine il canale ano-rettale, mediante uno strumento chiamato proctoscopio.

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Questi dati raccolti dal Medico, assieme all’obbligatoria anamnesi del paziente e l’indagine sulla sua alimentazione e regolarità intestinale (elemento fondamentale per capire se può esserci a monte un fenomeno di stipsi o intestino irritabile) portano alla diagnosi delle emorroidi patologiche, con il loro grado di prolasso.

Come possono essere curate le emorroidi patologiche?

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iniezione di scleromousse stabilizzata

La cura delle emorroidi varia molto a seconda del loro stato di gravità: piccoli stadi di congestione, dovuti spesso ad infiammazioni del canale ano-rettale a loro volta causate da eventi sporadici, sono solitamente curati con successo con l’adeguata dieta e terapia medica, e regrediscono abbastanza facilmente.

Stadi avanzati, specie in pazienti che hanno procrastinato la visita proctologica per molti anni, richiedono terapie più importanti, e a volte (ma molto meno rispetto al passato) l’accesso chirurgico.

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L’esperienza clinica ha stabilito che, a parte i già citati casi di prolasso di basso grado, in cui lo sfiancamento dei tessuti emorroidali è molto contenuto e ancora riparabile dal corpo, le tecniche conservative delle emorroidi si dimostrano spesso non risolutive, e con alti tassi di recidive.

Prolassi importanti, indicativamente dal III grado in poi, richiedono terapie altrettanto radicali, che possano garantire al paziente un trattamento sicuro, indolore e soprattutto definitivo.

Premesso ciò, le tecniche attualmente disponibili per trattare le emorroidi si dividono in tecniche conservative e tecniche invece radicali.

Come detto, le prime sono riservate ai casi più lievi di prolasso e, spesso, vi è comunque un oggettivo rischio di recidiva nel futuro.

Ciò le ha rese sempre meno utilizzate in ambito proctologico, a favore invece delle nuove tecniche radicali ed indolori.

Tali tecniche sono:

Tecnica HeLP (Hemorrohoidal Laser Procedure)

Chiamata anche dearterializzazione selettiva delle emorroidi, è un trattamento che mira, in una piccola seduta chirurgica, a ridurre, per fotocoagulazione laser, l’afflusso di sangue alle emorroidi, cauterizzando le arteriole che le nutrono.

Questa tecnica non risolve a monte il problema (il gavocciolo arterioso da cui si diramano le arteriole non viene toccato), e dunque una recidiva è sempre possibile.

Dopo un periodo di iniziale interesse, la statistica clinica ha evidenziato come il trattamento HeLP sia in un’alta percentuale di casi essenzialmente poco efficace, non solo per il limitato beneficio che apporta ai pazienti con prolassi emorroidali importanti, ma anche per l’alto rischio di recidive.

Questo sta facendo pian piano abbandonare tale tecnica, che è rapidamente divenuta obsoleta da quando è stata perfezionata la moderna scleromousse stabilizzata;

Legatura elastica

Tecnica obsoleta, ormai quasi del tutto abbandonata, in cui il plesso emorroidario prolassato viene legato, ambulatorialmente, mediante uno stretto elastico, proprio all’attaccatura del gavocciolo.

L’obiettivo è quello di creare una necrosi controllata del plesso che, nelle settimane successive all’intervento, porta alla caduta dello stesso.

Anche in questo caso, non essendo una tecnica radicale in quanto non va ad agire direttamente sul gavocciolo arterioso, è un trattamento non risolutivo, anche decisamente doloroso per il paziente, che spesso comporta un alto rischio di recidive.

Il suo utilizzo è dunque ormai estremamente raro;

Stapled Prolassectomia

Chiamata anche ‘metodo Longo’, è un intervento chirurgico, eseguito per mezzo di uno strumento chiamato PPH, che mira a ridurre il prolasso ano-rettale, di fatto ‘sollevando’ le emorroidi prolassate.

Si tratta di una tecnica conservativa (le emorroidi non vengono asportate), molto eseguita, che tuttavia non garantisce l’assenza di recidive nel futuro.

L’intervento è inoltre riportato come doloroso nel post-ricovero, tanto da essere accompagnato, nei giorni successivi, dall’uso intenso degli antidolorifici oppiacei, e ci sono anche motivate preoccupazioni sul rispetto dei tessuti ano-rettali dei pazienti, che spesso continuano ad avere grossi disturbi anche a guarigione completata.

Tutto questo rende la tecnica di dubbia utilità effettiva per i pazienti, ed è dunque stata abbandonata da molti Medici Proctologi particolarmente attenti non solo ai risultati reali, ma anche al benessere post-operatorio dei loro assistiti.

Le tecniche radicali, invece, sono quelle tecniche che prevedono l’asportazione tout-court dei tessuti emorroidari o la loro chiusura definitiva, andando dunque ad agire direttamente sul gavocciolo che rifornisce le emorroidi di sangue arterioso.

Sono tecniche, il nome lo lascia intuire, che garantiscono, se ben eseguite, una risoluzione definitiva dalla patologia emorroidaria, poiché vanno ad agire proprio sul ‘rubinetto principale’ che permette il passaggio del sangue nei plessi ormai sfiancati.

Tali tecniche sono:

Emorroidectomia secondo Milligan-Morgan

Intervento chirurgico messo a punto dai Medici inglesi Milligan e Morgan ad inizio 1900, sostanzialmente rimasto invariato nel corso degli anni.

I plessi emorroidali vengono asportati chirurgicamente e il gavocciolo che li nutre legato e cauterizzato, durante un intervento eseguito in anestesia generale.

Le incisioni non vengono suturate, ma lasciate guarire per seconda intenzione.

Se ben eseguito, l’intervento è risolutivo nel 98% dei casi, ma ha un’importante complicanza purtroppo non completamente risolvibile, cioè la gestione del dolore post-operatorio.

Difatti, non essendo suturate, le ferite in corrispondenza dei tessuti asportati possono dare grande dolore al paziente durante la convalescenza, specie al momento dell’evacuazione, che spesso è riportata come un qualcosa di drammaticamente doloroso.

Molto di questo disagio può essere controllato con gli opportuni antidolorifici e una dieta precisa, ma rimane il fatto che, generalmente, la convalescenza post Milligan-Morgan è complessa e poco agevole.

Per questo motivo, in tempi moderni l’intervento è eseguito molto meno che rispetto al passato, e solo in casi selezionati;

Scleroterapia con scleromousse stabilizzata

Tecnica innovativa che ha stravolto l’approccio terapeutico alla malattia emorroidaria, sin dalla sua prima sperimentazione clinica avviata durante la pandemia di COVID-19 nel 2020.

Viene preparata, attraverso una speciale pompa, una mousse formata da Polidocanolo al 3% (un derivato dell’alcool) e dell’aria sterilizzata.

La mousse viene iniettata direttamente nel gavocciolo emorroidario, per mezzo di un ago spinale, oltre la linea pettinata che divide il canale anale da quello rettale.

Al contatto con le pareti dell’endotelio delle emorroidi, la mousse si aggrappa tenacemente e provoca una vera e propria sclerosi del plesso, cioè un’irritazione chimica che, nelle settimane successive al trattamento, fa ‘seccare’ le emorroidi e le fa chiudere, riducendo anche l’eccesso di mucosa.

La terapia viene somministrata in più sedute, generalmente tre ma che possono variare a seconda del volume e della quantità dei gavoccioli da sclerotizzare.

Non è una terapia dolorosa, poiché l’iniezione viene eseguita ben sopra la linea pettinata dell’ano, dove non sono presenti ricettori del dolore.

Eseguita ambulatorialmente, il paziente può tornare subito a casa e alle sue abituali attività quotidiane, anche sportive: la guarigione è completamente indolore, con al massimo piccole perdite ematiche che, comunque, si risolvono spontaneamente dopo qualche giorno.

La scleromousse si è dimostrata estremamente efficace anche per prolassi importanti di IV grado, dove raggiunge la percentuale di riuscita, se ben eseguita, del 95% dei casi trattati e noti a livello clinico.

La sua efficacia, la sua rapidità d’esecuzione, il costo estremamente contenuto e l’assenza totale di dolore sia in fase di somministrazione che dopo, durante la guarigione, ha stravolto l’approccio terapeutico alla patologia emorroidaria, anche nei casi gravi, di III o IV grado, un tempo ritenuti necessariamente chirurgici.

Dalle emorroidi si può guarire definitivamente?

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Al contrario di quello che comunemente si sente in giro, la moderna Medicina consente di risolvere pressoché ogni condizione di prolasso emorroidario, ma il paziente deve decidersi a vincere ogni inutile reticenza e a rivolgersi al Medico Proctologo, per la necessaria valutazione clinica.

Difatti, uno dei problemi principali per cui le emorroidi non vengono risolte e danno problemi, spesso con grande prostrazione e dolori quotidiani, è proprio perché il paziente ritarda la diagnosi e le cure mediche, non recandosi dal Medico Proctologo ma utilizzando pomate e creme da banco, assolutamente inadatte per risolvere il prolasso emorroidario.

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Spesso, quando il paziente si rivolge al Medico Proctologo, la situazione è ormai molto grave, e vi è la presenza di un prolasso di IV grado, con tutte le complicanze che esso comporta.

Le moderne terapie dietetiche, la cura farmacologica e l’innovativa scleromousse stabilizzata possono risolvere in oltre il 95% dei casi il prolasso emorroidario, senza dolore e ritornando subito alla vita di tutti i giorni, ma tutto deve iniziare dal paziente stesso, che deve decidersi di vincere ogni sciocca reticenza e recarsi dal Medico Proctologo per la visita proctologica.

La visita proctologica per le emorroidi è dolorosa?

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No, nella maniera più assoluta: la visita proctologica non è dolorosa, non è imbarazzante e non deve pertanto essere temuta dal paziente, che deve invece affidarsi al Medico Proctologo in tutta serenità.

Sia la visita proctologica che la moderna Videoproctoscopia Endoscopica Elettronica sono assolutamente indolori, anche in caso di emorroidi di grado elevato, e non vi è dunque alcun motivo per temerli.

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Creme e pomate comprate in farmacia possono risolvere il problema delle emorroidi patologiche?

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No: le creme e le pomate disponibili sul mercato, anche se di ottima qualità e con comprovati effetti farmaceutici, sono un supporto palliativo delle emorroidi, e non curativo.

A parte casi di emorroidi solo infiammate ma non ancora prolassate, cosa che avviene ad esempio durante le proctiti, le pomate da banco non risolvono il problema del prolasso dei plessi emorroidali, che rimane una conseguenza meccanica dello sfiancamento dei tessuti.

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Nessuna pomata attualmente conosciuta può rigenerare i tessuti emorroidali sfiancati, né risolvere alla radice il problema, squisitamente idraulico, dell’afflusso di sangue che gonfia e deforma le emorroidi ormai non più adese alla parete dell’ano.

Tutte le pomate e le creme per le emorroidi attualmente disponibili hanno dunque un trattamento del tutto palliativo, che può dare un sollievo momentaneo dalla sintomatologia, ma che non cura il prolasso emorroidario.

C’è da dire, in tal contesto, che molte pomate da banco vendute senza prescrizione medica danno il loro effetto palliativo grazie alla presenza, nel loro composto, di lidocaina e cortisone: rispettivamente un anestetico locale e uno steroide sfiammante.

Questi elementi, se palliativi nel breve termine, sul lungo periodo si dimostrano invece deleteri poiché irritanti la mucosa anale.

Consigli Chirurgia Plastica e Medicina Estetica

In Medicina, l'ematochezia è definita come una piccola perdita ematica direttamente dall'ano, spesso sotto forma di piccole macchiette sull'intimo o delle striature sottili su carta igienica e feci.

Si tratta sempre di un sintomo di una lesione intestinale, e nella maggior parte dei casi, tale lesione viene proprio dal canale ano-rettale, a volte proprio dai plessi emorroidari.

In caso di malattia emorroidaria, difatti, le emorroidi ormai estruse e rigonfie di sangue possono essere facilmente lesionate dal passaggio delle feci, specie se molto dure, dando dunque origine al sanguinamento.

Il sangue in questo caso appare rosso vivo, sia sulle feci che sulla carta igienica.

In alcuni casi di grande lesione, il sanguinamento è così importante da prendere il nome di rettoragia: si tratta di una condizione pericolosa, che potrebbe portare all'anemia, che spesso richiede intervento medico urgente.

A chi bisogna rivolgersi per diagnosticare e curare le emorroidi patologiche?

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prima e dopo il trattamento con scleroterapia

Le emorroidi patologiche sono un problema studiato e curato dalla Proctologia, cioè da quella branca della Medicina che si prende carico di tutte le patologie ano-rettali.

A loro volta, le emorroidi, essendo sostanzialmente un problema idraulico, sono materiale di studio ed interesse della Chirurgia Vascolare, cioè di quella branca della Medicina che si occupa di tutte le problematiche del complesso sistema vascolare umano.

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Il Medico adatto per diagnosticare e curare le emorroidi a cui bisognerebbe rivolgersi è dunque il Medico Proctologo, che può a sua volta essere uno specialista in Chirurgia Vascolare, in Gastroenterologia o anche in Chirurgia Generale.

Più che la specialistica in sé, è importante che il Medico Proctologo abbia profonda esperienza nei problemi ano-rettali e nelle emorroidi in particolare.

Esperienza che, solitamente, si apprende sul campo dopo anni di esercizio della professione medica.

Soffri di emorroidi patologiche e vuoi risolvere definitivamente, senza dolore post operatorio? Il nostro centro medico può aiutarti

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la dott.ssa luisella troyer, chirurgo vascolare proctologo

Lo Studio Medico Salus Mea è uno studio di Milano specializzato nella Proctologia, che si prende carico di tutti i problemi ano-rettali che possono affliggere i pazienti.

Nello studio opera la Dott.ssa Luisella Troyer, Chirurgo Vascolare Proctologo con oltre 35 anni d’esercizio della professione, perfezionata proprio nella moderna terapia sclerosante per le emorroidi patologiche.

Grazie alla Videoproctoscopia Endoscopica Elettronica, un esame d’avanguardia e completamente indolore, la Dottoressa potrà diagnosticare facilmente il tuo eventuale prolasso emorroidario, e risolverlo con la terapia migliore, anche ricorrendo all’avanzata terapia sclerosante con scleromousse stabilizzata.

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Quindi ricorda che...
  • nel canale anale vi sono tre cuscinetti morbidi ed elastici, formati da vene ed arterie unite tra di loro, chiamati emorroidi;
  • le emorroidi servono a vascolarizzare adeguatamente il canale anale e, in misura minore, ad aiutare gli sfinteri nella continenza fecale;
  • oltre ai tre plessi emorroidari principali (laterale sinistro, anteriore destro e posteriore destro) vi sono altri plessi secondari, più piccoli;
  • in condizioni di normalità le emorroidi non danno nessun problema e rimangono bene adese alla parete del canale anale;
  • per via di una certa predisposizione familiare e per alcuni fattori definiti scatenanti, le emorroidi possono gonfiarsi e sfiancarsi, dando origine alla patologia emorroidaria;
  • la patologia emorroidaria è, assieme alla carie dentale, la malattia più comune al mondo;
  • l'obesità, la vita sedentaria, il poco movimento, la stitichezza, alcuni mestieri e sport, la gravidanza e il parto sono i principali fattori scatenanti il prolasso emorroidario;
  • vi sono quattro gradi di gravità del prolasso emorroidario, in ordine crescente e basati sul volume stesso delle emorroidi patologiche;
  • creme, pomate e integratori sono del tutto inutili nei casi di prolasso emorroidario accentuato o severo;
  • piccole condizioni di infiammazione e congestione emorroidaria dovute ad eventi casuali e sporadici possono essere risolte con l'adeguata dieta e la giusta cura farmacologica;
  • prolassi severi o gravi richiedono sempre cure più energiche, a volte chirurgiche;
  • le tecniche conservative per i prolassi emorroidari di alto grado si rivelano spesso inefficaci, nonché a volte inutilmente dolorose;
  • l'emorroidectomia milligan-morgan è un intervento tutt'ora valido, ma che crea sovente grande disagio post-operatorio per il paziente;
  • il trattamento delle emorroidi ha subito una vera e propria rivoluzione dall'avvento della nuova terapia sclerosante con scleromousse stabilizzata;
  • la terapia sclerosante, senza chirurgia e in modo indolore, chiude i plessi emorroidari definitivamente, risolvendo alla radice il problema;
  • la scleroterapia con scleromousse può essere somministrata in studio medico, risparmiando dunque al paziente tempo, dolore e costi;
  • il medico idoneo per diagnosticare e curare le emorroidi è il medico proctologo;
  • non bisognerebbe mai ritardare troppo la diagnosi e la cura delle emorroidi, poiché il prolasso emorroidario è una patologia cronica e peggiorativa
Chirurgo Plastico a Milano

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dalla Dott.ssa Luisella Troyer il giorno:

sabato 04 gennaio, 2025

Lo Studio Medico Salus Mea è uno studio professionale medico gestito dalla Dott.ssa Luisella Troyer, Chirurgo Vascolare e Medico Estetico, con oltre trent'anni di esercizio dell'arte medica.

Lo studio si è perfezionato nella Chirurgia Ricostruttiva ed Estetica, nonché nella Senologia, sperimentando nuovi protocolli ricostruttivi per le pazienti oncologiche, che necessitavano di ricostruzione del seno menomato da un necessario intervento di rimozione tumorale.

L'obiettivo dei Chirurghi dello studio è, da sempre, garantire alle pazienti il minor disagio e fastidio possibile nel post-operatorio, e per questo l'attività clinica si è particolarmente perfezionata nella Chirurgia mini-invasiva, che garantisce eccellenti risultati a fronte di un tempo di recupero veramente contenuto.

La Dott.ssa Luisella Troyer è inoltre uno dei primi Medici italiani ad aver riconosciuto l'esistenza del lipedema, la grave patologia genetica che affligge molte donne, adolescenti ed adulte.

I Chirurghi Plastici dello studio sono quindi esperti nella diagnosi e nella terapia chirurgica del lipedema, e nella Liposuzione a Zone Selettive: un tipo di liposuzione LRS (Lipedema Reduction Surgery) particolarmente indicato per asportare grandi quantità di grasso patologico, pur garantendo alla paziente la sicurezza dell'intervento e un tempo di recupero ridotto.

Quotidianamente, nell'ambulatorio di Milano in Via della Moscova 60, i Chirurghi Plastici dello studio Salus Mea eseguono piccoli interventi chirurgici di asportazione delle cisti (sebacee e tendinee), nonché di eradicazione dei tumori della pelle (basaliomi, spinaliomi e melanomi).

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