Hai notato che sulle tue cosce o sulle tue gambe sono apparse vene bene in evidenza, grosse, contorte, ben più che visibili sotto pelle?
Senti le tue gambe stanche, pesanti, spesso dolenti, e la zona dove è apparsa quella grossa vena estrusa, molto antiestetica, è divenuta particolarmente sensibile, spesso pruriginosa, a volte arrossata e calda al tatto?
Le varici, chiamate anche vene varicose, sono la manifestazione sintomatica di una patologia ben nota alla Medicina da molto tempo, conosciuta come Malattia Venosa Cronica.
Questa particolare condizione patologica può affliggere sia uomini che donne, non necessariamente anziani, e le vene varicose sono una sua classica forma, che colpisce una grande quantità di persone in tutto il mondo.
Leggi questa pagina per scoprire cosa sono le vene varicose, perché esiste la Malattia Venosa Cronica e quello che può essere fatto per riavere finalmente le gambe belle e senza più varici.
Che cos’è il sistema circolatorio umano?
Il sistema circolatorio, spesso chiamato anche cardiocircolatorio, è il complesso apparato idraulico comune a tutti i mammiferi, uomo incluso, che permette lo scambio metabolico dei nutrienti e dell’ossigeno in tutte le cellule del corpo, per mezzo di un vero e proprio tessuto liquido chiamato sangue.
Il sistema circolatorio dell’uomo è composto da tre sistemi idraulici ben definiti:
- Il sistema arterioso, che trasporta il sangue carico di ossigeno e nutrienti dal cuore alle periferie del corpo;
- Il sistema venoso, che recupera dalle periferie il sangue refluo, cioè privato di ossigeno e nutrimento, e lo riporta verso il cuore;
- Il sistema linfatico, che recupera gli scarti metabolici delle cellule (la linfa) e la trasporta verso il sistema venoso per lo smaltimento definitivo
A parte il sistema linfatico, che è un circolo a sé e ha natura aperta, il sistema arterioso e quello venoso formano una circolazione chiusa, dove il sangue dunque, per l’appunto, scorre ‘in un circolo’, il cui motore centrale è il cuore.
Grazie al muscolo del miocardio, che si contrae e decontrae esattamente come una pompa, il cuore immette costantemente il sangue ossigenato verso l’aorta, cioè l’arteria principale, che poi si diramerà nelle grandi arterie del corpo, superiori ed inferiori, che a loro volta si ramificheranno in vasi sempre più piccoli, fino ad arrivare alle arteriole, ai capillari e ai Vasa vasorum, cioè i piccolissimi vasi che nutrono le terminazioni nervose.
I piccolissimi vasi arteriosi, dove avvengono fisicamente gli scambi metabolici delle cellule, sono poi uniti ai corrispettivi piccoli vasi venosi, che a loro volta formano ramificate reti (le reti mirabili) che si congiungono poi nelle vene principali del corpo, come ad esempio le vene femorali, la vena cava e la vena succlavia, che di rimando convergono nuovamente verso il cuore, rendendo disponibile di nuovo il sangue per la ri-ossigenazione e un nuovo ciclo.
Questo circolo rende possibile la sopravvivenza per come noi la conosciamo, ed è comune, come detto poco in alto, sia all’Homo Sapiens che a tutti gli altri mammiferi.
Che cosa sono le vene?
varici di gamba
Le vene sono i vasi che compongono il sistema venoso, cioè il sistema di recupero del sangue refluo del corpo.
Sono vasi molto elastici, che partono dalle periferie del corpo e puntano tutti verso il cuore, dove indirizzano il sangue recuperato dopo gli scambi metabolici e lo rendono nuovamente disponibile per un nuovo ciclo di ossigenazione e distribuzione.
varici e teleangectasie
Le vene originano dai piccolissimi capillari filiformi delle estremità del corpo, uniti ai corrispettivi capillari arteriosi, ed assorbono il sangue dopo che è avvenuto il passaggio metabolico di ossigeno e nutrimento.
I piccoli capillari formano a loro volta le reti mirabili, cioè strutture a ragnatela estremamente ramificate, che diventeranno poi vene sempre più importanti di diametro, fino a congiungersi alle grandi vene principali del corpo, che giungono direttamente al cuore.
Le vene sono formate da differenti strati (tonache) sovrapposti tra di loro in modo concentrico, di cui l’ultimo, l’endotelio, direttamente a contatto con il flusso ematico.
Nelle vene, il sangue scorre con velocità definita laminare, cioè maggiore al centro del vaso rispetto all’estremità a contatto con l’endotelio, in modo da rendere il flusso dolce e senza rimescolamento.
Il sangue del flusso venoso punta sempre verso il cuore, e il reflusso è impedito dalla presenza, lungo tutto il percorso della vena, di speciali valvole a nido d’ape, che si chiudono automaticamente quando il sangue, per la forza di gravità , tenta di tornare verso il basso.
Questo, unito alla grande elasticità dell’endotelio, ricco di collagene ed elastina, rende le vene capaci di sopportare il flusso ematico anche sfidando la gravità , permettendo dunque la chiusura della circolazione ematica.
Le emorroidi patologiche, di cui soffre la maggior parte della popolazione mondiale, sono un'altra manifestazione sintomatica della Malattia Venosa Cronica, e presentano caratteristiche simili alle varici che possono apparire sulle gambe.
Difatti, i plessi emorroidari, presenti nel canale anale di ognuno di noi, sono essenzialmente vene, unite alle arterie in un tessuto cosiddetto anastomizzato.
L'endotelio delle emorroidi è del tutto eguale a quello delle altre vene del corpo, ma non sono presenti le valvole a nido di rondine che evitano il reflusso del sangue.
Quando le emorroidi, per una lunga serie di motivi e fattori scatenanti, si sfiancano ed estrudono dal canale anale, si è in presenza di una vera e propria varicosità , non dissimile da quella che deforma e distorce le vene delle gambe.
Perché il sistema venoso è diviso in due sotto-sistemi?
Il sistema venoso, al contrario del sistema arterioso, è formato da due macro-sistemi principali: il sistema venoso superficiale e il sistema venoso profondo.
Il sistema venoso superficiale è composto dalle vene che si trovano sopra la tonaca muscolare, mentre quello profondo è composto dai grandi vasi che passano sotto i muscoli.
Nel sistema venoso degli arti inferiori, la colonna portante del sistema venoso superficiale è la vena grande safena: un lungo vaso che, partendo dall’arco dorsale del piede, percorre tutta la gamba e la coscia, fino a congiungersi, grossomodo all’altezza dell’inguine, con la vena femorale, cioè il grande vaso del sistema venoso profondo.
Sistema venoso superficiale e sistema venoso profondo sono uniti dalle vene cosiddette perforanti, che passano dunque attraverso i muscoli, e congiungono i due sistemi.
Questa, diciamo, 'architettura' del sistema venoso è frutto di millenni e millenni di evoluzione, e si pensa sia avvenuta per facilitare l’andatura eretta umana e sfruttare il sofisticato meccanismo del passo e della pompa muscolare, che ‘spreme’ il sangue venoso e lo aiuta a tornare verso il cuore.
Difatti, proprio sotto i nostri piedi, esiste una fittissima rete di vasi venosi chiamata soletta di Lejars.
Questa soletta funziona esattamente come una spugna: quando camminiamo, grazie al meccanismo del passo (tacco e punta), la soletta si riempie di sangue e viene poi spremuta, indirizzando il flusso ematico verso l’alto, aiutando dunque la circolazione a risalire.
I muscoli del polpaccio, poi, provvederanno a ‘spremere’ ancora di più il sangue passante per le vene e ad inviarlo verso i grandi vasi profondi.
Un sistema molto intelligente, capace di recuperare automaticamente molta dell’energia spesa durante la camminata, e di utilizzarla per massimizzare il ritorno venoso.
Cosa sono le vene varicose?
Le vene varicose, chiamate anche varici, sono delle ectasie (dilatazioni) delle vene, che deformano l’anatomia originale del vaso, che da rettilineo e ben elastico diventa contorto, dilatato, rigonfio di sangue e definito, in ambito medico, incontinente.
Le varici sono una diretta manifestazione clinica della Malattia Venosa Cronica, chiamata anche Insufficienza Venosa Cronica: una patologia dall’origine ancora poco chiara alla scienza, ma che si presume abbia forti componenti ereditarie.
Questa condizione, genetica e solitamente familiare, rende il tessuto interno delle vene, cioè l’endotelio, poco elastico e particolarmente povero di collagene, predisponendolo dunque, in particolari condizioni e fattori definiti ‘scatenanti’, a distorcersi e deformarsi.
Qualunque vena del corpo, in linea teorica, può divenire una varice, ma per motivi di pressione e di gravità le vene che tendono a sfiancarsi sono, nella maggior parte dei casi, quelle degli arti inferiori.
In tal senso, particolarmente afflitta dalla Malattia Venosa Cronica è la vena grande safena, cioè la vena portante del circolo superficiale delle cosce e delle gambe.
Anche il varicocele, cioè l’ectasia che può colpire le vene del plesso pampiniforme dei testicoli, è a tutti gli effetti una varice, ed è altresì considerato una manifestazione della Malattia Venosa Cronica.
Allo stato attuale della Medicina, non è ancora possibile rigenerare una vena divenuta varice, e quindi già deformata e contorta.
Quando le valvole a nido di rondine presenti nell'endotelio della vena, necessarie affinché il sangue non refluisca al contrario, si danneggiano e si deformano, il corpo non riesce a ripararle, rendendo dunque la varice cronica e peggiorativa nel tempo.
La tecnica cosiddettà TRAP (Fleboterapia Rigenerativa Tridimensionale Ambulatoriale), essenzialmente basata sull'inoculazione di salicilato di sodio, si è rivelata sostanzialmente poco utile, dai risultati modesti e, in buona sostanza, trascurabile dal punto di vista dei risultati sperati.
I migliori risultati clinici per le varici sono dunque ottenuti eliminando tout-court la vena malata, per mezzo delle moderne e del tutto indolori terapie endotermiche oppure con l'uso della scleroterapia.
Perché una vena diviene varicosa?
Non è ancora ben noto alla scienza il motivo esatto per cui una vena diviene incontinente, ma si presume che l’ereditarietà familiare alla Malattia Venosa Cronica sia comunque la spiegazione medica più probabile.
Ovviamente, non si ereditano le vene varicose, ma la predisposizione dell’endotelio delle vene a sfiancarsi e a dilatarsi innaturalmente, dando origine dunque alla varice.
Si pensa che tessuti dell’endotelio più debole, meno elastici e meno ricchi di collagene, ereditati geneticamente, siano più soggetti a deformarsi e a diventare contorti, rigonfi di sangue refluo e incontinenti.
Premesso ciò, la Medicina ha da tempo definito dei fattori scatenanti che possono dare origine alla manifestazione sintomatica delle varici in caso di predisposizione genetica.
Tali fattori scatenanti possono essere:
- La familiarità (papà , mamma, nonno o nonna già con varici);
- Il sesso (le varici sono molto più comuni nelle donne rispetto agli uomini;
- La gravidanza e il parto, si presume per via della maggiore pressione del bambino sui grandi vasi addominali;
- L’obesità ;
- L’età ;
- Particolari lavori in cui si sta in piedi per molto tempo (come ad esempio estetiste, guardie giurate, parrucchiere, ma anche Medici, infermieri, OSS, ecc.);
- Episodi passati trombotici
Le lunghe posizioni ortostatiche sono un notorio fattore scatenante delle vene varicose, e ciò si presume sia dovuto a un problema squisitamente meccanico: per ovvia forza di gravità , il sangue tende ad essere attratto verso il centro del pianeta, quindi verso il basso, e ciò non facilita il meccanismo di risalita del flusso venoso, specie quando non è aiutato dal meccanismo del passo.
Quali sono i sintomi delle vene varicose?
il medico marca il percorso della varice prima della sua rimozione
La vena malata, divenuta varice, è una vena ormai dilatata irreversibilmente: il suo endotelio, cioè la tonaca interna, diviene deformata, e con essa le sue valvole a nido di rondine, che impediscono al sangue di refluire in senso inverso.
Ciò crea non solo una dilatazione del vaso, ma anche una modifica del suo flusso laminare, che diviene non più senza attrito, ma bensì turbolento.
La vena così si gonfia di sangue refluo, che ristagna e, se è una vena superficiale, diviene dunque dall’aspetto contorto, nodulare, ben visibile sotto la cute, piuttosto sgradevole a vedersi.
Anche il colore della pelle sopra la vena può cambiare, specie negli stadi avanzati della malattia, divenendo rossastro, spesso scuro, a volte duro e fibrotico al tatto.
Può apparire pesantezza alle gambe, sordo malessere che il paziente non riesce bene ad identificare, sempre agli arti inferiori, che risulta più marcato a fine giornata e che invece cessa oppure diminuisce di molto col riposo notturno.
Può manifestarsi prurito adiacente alla varice, accompagnato da sporadico bruciore, formicolio e gonfiore.
Spesso sono presenti crampi, dovuti più all’affaticamento della camminata, a sua volta dovuto al senso di pesantezza delle gambe.
La vena varicosa ben evidente può, per un ovvio meccanismo idraulico, rendere incontinenti anche le sue vene affluenti, anche del micro-circolo superficiale.
Possono dunque manifestarsi capillari e teleangectasie, che spesso formano un esteso e ramificato intreccio grossomodo ‘a ragnatela’.
Nei casi gravi di vene varicose mai curate, possono cominciare ad apparire ferite, spesso di grande estensione, che non guariscono da sole, e che assumono le caratteristiche di vere e proprie ulcere.
In tal caso, la pelle attorno alle lesioni diviene molto dura, scura o maculata, fibrotica, in una condizione definita lipodermatosclerosi.
Nei casi molto gravi, queste ulcere s’infettano e danno origine a complicanze ancora più severe, che possono mettere in serio rischio la gamba del paziente.
È bene ripetere che tutti questi sintomi sono solo una traccia: la gravità degli stessi varia in base a una lunga serie di fattori, in cui un ruolo chiave viene giocato anche dalla decisione del paziente di farsi adeguatamente curare.
Sebbene le varici possano manifestarsi in entrambi i sessi, vi è una conclamata preferenza all'insorgenza delle ectasie venose nella propolazione femminile.
Ancora non c'è una spiegazione razionale e scientifica per questa statistica, a parte il considerare, ovviamente, alcuni fattori scatenanti tipicamente femminili, come il periodo di gravidanza ed il parto.
Tali periodi, difatti, per motivi squisitamente meccanici dovuti alla pressione del feto sui grandi vasi addominali e dell'elevata pressione intra-addominale nel momento del parto, possono portare all'insorgenza, nelle pazienti predisposte, dell'Insufficienza Venosa Cronica, con tanto di manifestazione delle varici.
Non a caso, nelle pazienti con nota predisposizione all'insorgenza delle vene varicose, è sempre opportuno prevedere e predisporre una terapia profilattica da iniziarsi al parto o già durante la gravidanza, con la prescrizione di opportune calze elastiche e, a partire dal travaglio, già la somministrazione intradermica di eparina.
Quanto sono comuni le vene varicose nella popolazione?
Le vene varicose date dalla Malattia Venosa Cronica sono una patologia estremamente diffusa in tutto il mondo.
Nella sola Italia, si stima che almeno 1/3 della popolazione abbia qualche sintomo di insufficienza venosa, anche se iniziale o solo superficiale (come ad esempio le teleangectasie o i capillari in evidenza).
Nel computo dei sintomi della Malattia Venosa Cronica, devono essere considerate, oltre alle varici che si formano solitamente sulle gambe, anche patologie specifiche come il varicocele (che affligge circa il 30% degli uomini) e la malattia emorroidaria, a sua volta considerata, al pari della carie dentale, la prima patologia assoluta in tutto il mondo.
Tutte manifestazioni del problema alla radice, cioè la predisposizione dei tessuti venosi ad essere meno elastici e resistenti, dovuta con tutta probabilità all'eredità genetica.
Come si diagnosticano le vene varicose?
La diagnosi di varici e della Malattia Venosa Cronica richiede una visita angiologica, eseguita da un Chirurgo Vascolare (chiamato anche Medico Angiologo).
All’esame clinico il Medico deve associare anche l’obbligatorio esame EcoColorDoppler, in grado di fare chiarezza sul sistema venoso, sia profondo che superficiale, evidenziando anomalie o varici non visibili all’esterno (come ad esempio, un’incontinenza della giunzione safeno-femorale, oppure una vena collaterale malata), che possono essere l’origine della problematica solo apparentemente estetica.
L’esame EcoColorDoppler non è doloroso, non è pericoloso, non rilascia radiazioni ionizzanti e può essere tranquillamente eseguito da ogni paziente, anche donne in stato di gravidanza.
Le calze elastiche di tipologia medica sono, come il nome del resto lascia presupporre, dei veri e propri presidi medico-chirurgici, e come tali hanno bisogno, per l'acquisto, della prescrizione medica, solitamente rilasciata da un Chirurgo Vascolare.
Le calze elastiche mediche, al contrario di quelle spacciate per 'sanitarie' e che si possono trovare anche in farmacia o al supermercato, sono vendute esclusivamente da officine ortopediche attrezzate e competenti, in cui vi lavorano tecnici ortopedici opportunamente formati.
Possono essere a trama circolare o piatta, già pronte in misura standard oppure costruite su misura per il paziente, sia a gambaletto, in autoreggente oppure collant.
La calza elastica medica non è curativa della Malattia Venosa Cronica ma è un potente strumento palliativo: rallenta il peggioramento della varice ed offre subito un grande sollievo per il paziente, eliminando o diminuendo di molto la sintomatologia tipica delle varici (pesantezza, dolore, ecc.), e spesso è indicata anche nel post-intervento chirurgico.
Ad esempio, dopo una terapia sclerosante oppure dopo un intervento di termoablazione della vena grande safena.
Va ricordato che la compressione delle calze elastiche mediche varia a seconda della prescrizione del Medico, ed è misurata in classi, chiamate (secondo la nomenclatura tedesca) KL: 1°KL, 2°KL e 3°KL.
La misura dei 'denari' è una misura di merceria, non sanitaria, che non c'entra nulla con le calze elastiche mediche.
Come si possono curare le vene varicose?
seduta di scleromousse
Allo stato attuale della Medicina, non è possibile riparare o rigenerare una vena divenuta incontinente.
Quando l’endotelio è danneggiato, e con esso le valvole interne che impediscono al sangue di refluire e ristagnare, il corpo non riesce a riparare il danno, e la vena non solo non guarisce, ma anzi peggiore nel tempo la sua condizione sintomatica.
seduta di scleroterapia
Difatti, la Malattia Venosa Cronica oltre che, per l’appunto, cronica, è anche degenerativa e peggiorativa: se il paziente non decide di far curare le sue varici, esse peggiorano col tempo, divenendo sempre più rigonfie, sempre più contorte, con un progressivo peggioramento di tutti i sintomi correlati, e un concreto pericolo, almeno negli stadi avanzati, di pericolose ulcerazioni.
Per questi motivi, una vena malata e divenuta varice deve essere opportunamente trattata, e il trattamento è di natura distruttiva, cioè mira ad asportare o, più modernamente, chiudere il vaso ormai irrecuperabile.
Le terapie conservative alternative alla chiusura della vena sono solo palliative, ciò mirano a rallentare l’avanzamento della Malattia Venosa Cronica e ad alleviare i sintomi per il paziente, ma non hanno funzionalità curativa.
Questi trattamenti, basati sull’uso di calze elastiche di categoria medica, sono in genere prescritti dal Chirurgo Vascolare solo come ‘tampone’, in attesa dell’intervento chirurgico che chiuderà la vena o le vene malate.
La Chirurgia Vascolare attuale è molto avanzata, e permette di risolvere pressoché ogni problema di varici, adottando per ciascun caso un giusto trattamento specifico.
Essenzialmente, i trattamenti moderni per risolvere le vene varicose sono i seguenti:
Stripping
Trattamento antico ma ormai obsoleto, prevede la legatura della vena malata (solitamente, la vena grande safena) e il suo successivo ‘strappamento’ per mezzo di un apposito sondino.
Era l’unico trattamento possibile nel passato, specie per le incontinenze della grande e della piccola vena safena, ma ormai è stato praticamente abbandonato in favore dei moderni trattamenti ablativi, ad energia o chimici;
Termoablazione al laser
Un piccolissimo sondino ecoguidato, con un ancor più piccolo diodo laser in testa, viene introdotto nella vena malata e poi fatto risalire fino all’origine della sua incontinenza.
Il calore termico rilasciato dall’energia laser provoca un’immediata sclerosi (chiusura) della vena, che viene dunque chiusa permanentemente.
L’intervento è eseguito in regime di Day Hospital, in anestesia locale: non è invasivo, non prevede incisioni chirurgiche (se non un piccolissimo accesso per la sonda), permette una dimissione immediata e una guarigione molto rapida;
Termoablazione a Radiofrequenza
Tecnologia simile a quella laser, solo che al posto del diodo è presente un piccolissimo manipolo bipolare emettitore di radiofrequenza.
L’energia rilasciata dal dipolo, esattamente come il laser, sclerotizza sul momento la vena malata, chiudendola definitivamente.
Anche in questo caso, l’intervento è velocissimo, in anestesia locale e prevede una dimissione immediata del paziente;
Scleromousse al polidocanolo
Nella vena malata viene inoculata, anche con l’uso dell’ecografo, una mousse composta da polidocanolo (un derivato dell’alcol) e dell’aria sterilizzata, miscelata con un’apposita pompa.
La mousse, aggrappandosi tenacemente all’endotelio della vena, ne provoca un’immediata sclerotizzazione, con una chiusura permanente della varice.
La vena trattata dapprima diviene dura e scura, per poi assorbirsi e scomparire del tutto, nell’arco delle settimane successive all’intervento.
È una tecnica mini-invasiva, che può essere eseguita ambulatorialmente, dalla dimissione immediata e perfetta per chiudere, senza Chirurgia e senza anestesia, anche varici molto grandi, come i collaterali safenici.
Da qualche anno, viene utilizzata con successo per trattare anche il prolasso emorroidale, in cui si è dimostrata terapia superiore, per sopportabilità e costi contenuti, anche alla tradizionale emorroidectomia;
Scleroterapia al polidocanolo
Tecnica simile alla scleromousse, solo che il farmaco al polidocanolo non viene miscelato con aria sterile, ma inoculato direttamente nella vena malata.
È una tecnica estremamente efficace per curare varici di piccolo diametro, in cui la mousse non può entrare, come ad esempio i capillari e le teleangectasie.
Ottima anche per chiudere definitivamente il varicocele;
Lancia al plasma
Uno speciale manipolo dotato di un sottile ago crea un potente arco elettrico tra la punta dello stesso e la superficie dell’epitelio, di fatto facendolo evaporare.
L’intenso calore emanato chiude definitivamente le piccole vene varicose superficiali.
È una tecnica utilissima, che non lascia cicatrici, per curare le piccole varici capillari e le teleangectasie del volto (naso, gote, fronte, ecc.) e del collo, dove non può essere utilizzata la terapia sclerosante;
Laser frazionato o al CO2
Un fascio laser indirizza la potenza termica in un unico punto superficiale dell’epitelio, provocando una sclerosi dei piccoli vasi come teleangectasie e capillari.
Similmente alla lancia al plasma, può essere utilizzato per trattare le varici del volto e del collo.
Come si può ben capire, esistono dunque molti modi per trattare le varici: l’uso dell’uno o dell’altro trattamento è ovviamente deciso dal Chirurgo Vascolare, in base anche al posizionamento delle vene varicose stesse, la loro estensione, la loro origine e, ovviamente, in relazione alla clinica generale del paziente.
La terapia sclerosante, sia in liquido che in mousse, è un potente trattamento che permette di eliminare definitivamente le varici, piccole o grandi che siano, senza il ricorso alla Chirurgia.
Sebbene sia un trattamento sintomatico, cioè che risolve il sintomo ma non la sua causa (che è genetica, ed è dipesa dalla Malattia Venosa Cronica), la terapia sclerosante è sempre molto efficace, di facile accesso e completamente indolore, eseguibile tranquillamente nello studio medico oppure in ambulatorio.
È un trattamento che prevede pochissimi effetti collaterali noti (estremamente rari), dà risultati apprezzabili sul lungo termine e ha un costo contenuto per il paziente, di solito pagato a seduta.
L'unica controindicazione seria al trattamento sclerotizzante è il periodo caldo dell'anno: difatti, per via della nota vasodilatazione, la temperatura calda è una controindicazione assoluta alla scleroterapia, che dunque non può essere effettuata d'estate.
Ecco perché le pazienti con teleangectasie, capillari e vene varicose varie che volessero essere pronte per l'estate dovrebbero rivolgersi al Chirurgo Vascolare d'autunno o d'inverno, per iniziare il giusto percorso terapeutico prima dell'arrivo del caldo.
Qual è il Medico a cui rivolgersi per la diagnosi e la cura delle vene varicose?
ulcera venosa trascurata
Le varici e la Malattia Venosa Cronica, come è facilmente intuibile, sono competenza della Flebologia, cioè quella parte dell’Angiologia che studia e cura tutte le problematiche del circolo venoso, sia superficiale che profondo.
A sua volta, l’Angiologia, cioè la specialità della Medicina che studia tutto il sistema vascolare umano, è parte integrante della Chirurgia Vascolare, cioè la specialistica moderna che si prende cura di qualsiasi problematica, anche chirurgica, del tre sistemi idraulici del corpo (arterioso, venoso e linfatico).
ulcera venosa derivata da varice trascurata
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Quindi ricorda che...
- il sistema circolatorio umano è quell'apparato idraulico che ha come scopo quello di nutrire ed ossigenare ogni cellula del corpo, e al contempo provvedere al drenaggio degli scarti metabolici;
- il sistema circolatorio dei mammiferi è composto dal sistema arterioso, dal sistema venoso e dal sistema linfatico;
- il sistema arterioso e il sistema venoso formano una circolazione chiusa, unita alle periferie per mezzo dei vasi capillari;
- il sistema arterioso, grazie alla spinta del cuore, provvede ad inviare il sangue ossigenato e ricco di nutrienti alle periferie del corpo;
- il sistema venoso è il sistema di recupero del sangue refluo: origina dalle periferie del corpo e si indirizza verso il cuore;
- il sistema venoso è a sua volta composto da sistema venoso superficiale e sistema venoso profondo;
- le vene sono i vasi del sistema venoso, e sono dotate di apposite valvole a nido di rondine interne, grazie al quale il sangue non può refluire all'inverso;
- una vena sana è una vena ben elastica, con valvole integre, dritta e in cui il sangue non refluisce in senso inverso;
- la malattia venosa cronica è una condizione ereditaria in cui l'elasticità delle vene è carente, ed esse possono dunque deformarsi e distorcesi, dando origine al fenomeno delle varici;
- le varici, o vene varicose, sono delle vene sfiancate e deformate, in cui il sangue spesso scorre all'inverso, causando dei reflussi che rendono il vaso incontinente;
- non è ancora ben chiara la natura ereditaria della malattia venosa cronica, ma sono ormai ben noti alcuni fattori scatenanti le varici, tra cui la gravidanza, il parto, alcuni lavori specifici e l'obesità ;
- non si eredita la malattia venosa in sé, ma si eredita l'elasticità dei tessuti venosi;
- le varici possono presentarsi in tutto il corpo, ma per ovvia forza di gravità , tendono a colpire le vene degli arti inferiori;
- particolarmente vessata dalla malattia venosa cronica è la vena grande safena, cioè la colonna principale di tutto il sistema venoso superficiale degli arti inferiori;
- quando la malattia venosa colpisce i piccoli capillari e le piccole venule proprio sotto il derma, appaiono le teleangectasie;
- una volta che la vena si è deformata ed è diventata una varice, non è possibile riportarla a condizione di normalità ;
- i trattamenti più efficaci per risolvere le varici richiedono un approccio distruttivo, con la chiusura o l'asportazione della vena malata;
- al contrario di quello che comunemente si crede, asportare o chiudere una vena superficiale (come la vena grande safena) non è pericoloso, poiché il sistema venoso, estremamente ramificato, si riorganizza presto e senza particolari problemi;
- le tecniche di stripping delle vene sono ormai state superate dalle nuove tecniche termoablative oppure dall'utilizzo della terapia sclerosante;
- le calze elastiche sono un rimedio palliativo per le vene varicose: riducono la sintomatologia, ma non curano la vena malata;
- se non curate, le varici possono peggiorare, aumentando la sintomatologia e portando pericolose lesioni, come le ulcere venose
Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dalla Dott.ssa Luisella Troyer il giorno:
lunedì 06 novembre, 2023
Lo Studio Medico Salus Mea è uno studio professionale medico gestito dalla Dott.ssa Luisella Troyer, Chirurgo Vascolare e Medico Estetico, con oltre trent'anni di esercizio dell'arte medica.
Lo studio si è perfezionato nella Chirurgia Ricostruttiva ed Estetica, nonché nella Senologia, sperimentando nuovi protocolli ricostruttivi per le pazienti oncologiche, che necessitavano di ricostruzione del seno menomato da un necessario intervento di rimozione tumorale.
L'obiettivo dei Chirurghi dello studio è, da sempre, garantire alle pazienti il minor disagio e fastidio possibile nel post-operatorio, e per questo l'attività clinica si è particolarmente perfezionata nella Chirurgia mini-invasiva, che garantisce eccellenti risultati a fronte di un tempo di recupero veramente contenuto.
La Dott.ssa Luisella Troyer è inoltre uno dei primi Medici italiani ad aver riconosciuto l'esistenza del lipedema, la grave patologia genetica che affligge molte donne, adolescenti ed adulte.
I Chirurghi Plastici dello studio sono quindi esperti nella diagnosi e nella terapia chirurgica del lipedema, e nella Liposuzione a Zone Selettive: un tipo di liposuzione LRS (Lipedema Reduction Surgery) particolarmente indicato per asportare grandi quantità di grasso patologico, pur garantendo alla paziente la sicurezza dell'intervento e un tempo di recupero ridotto.
Quotidianamente, nell'ambulatorio di Milano in Via della Moscova 60, i Chirurghi Plastici dello studio Salus Mea eseguono piccoli interventi chirurgici di asportazione delle cisti (sebacee e tendinee), nonché di eradicazione dei tumori della pelle (basaliomi, spinaliomi e melanomi).
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